Covid-19 e Ayurveda, cosa dicono le ricerche?

L’Ayurveda è una disciplina antica, risalente a circa 7000 anni fa: alcuni si chiederanno quindi come questa disciplina possa risultare attuale. In questo periodo delicato (al momento della stesura di questo articolo), in cui la diffusione del virus Covid-19 sta continuando ad essere di rilevanza mondiale, abbiamo potuto osservare anche come la medicina tradizionale indiana abbia potuto portare un suo contributo nelle ricerche più moderne. Proprio per questo abbiamo deciso di raccogliere i dati emersi riguardanti il rapporto tra la medicina Ayurvedica e il suo impiego durante la pandemia.
La nostra speranza è infatti quella di potere portare queste ricerche come esempio per rivalorizzare la fitoterapia tradizionale e per permettere di compiere dei passi verso una sua maggiore integrazione in ambito clinico e scientifico. Vediamo quindi in che modo può l’Ayurveda agire sul Covid-19.
L’Ayurveda in India, il ruolo del medico ayurvedico
In India la medicina Ayurvedica viene riconosciuta e può essere applicata in ambito ospedaliero, fattore che permette di fare osservazioni sull’efficacia o inefficacia delle preparazioni ayurvediche in relazione ai casi clinici.
Bisogna ovviamente tenere presente che si parla sempre (o comunque nella maggior parte dei casi) di una complementarietà tra le conoscenze tradizionali e quelle moderne occidentali. A prova di questo poniamo attenzione al percorso di formazione che segue il medico ayurvedico.
Infatti, per ottenere il titolo di medico ayurvedico, deve seguire il percorso canonico di medicina e successivamente specializzarsi in Ayurveda, percorso che, tra l’altro, può essere seguito anche nelle scuole di Ayurveda Italiane.
Chi invece vuole specializzarsi nei trattamenti e nella loro esecuzione in seguito alla prescrizione del medico può seguire il percorso da operatore ayurvedico.
In sintesi, quando si va a parlare di complementarietà della medicina nei confronti dell’Ayurveda ci si riferisce, sempre e comunque, a del personale preparato e in grado di eseguire una giusta e sinergica unione tra la tradizione e le conoscenze contemporanee.
Data per assodata questa importante complementarietà e osservato anche l’utilizzo efficace della medicina cinese sui casi Covid-19 a Whuan, si è quindi provato a vedere in India in che modo l’Ayurveda potesse contribuire a contrastare il Covid-19, nel suo paese d’origine (Rastogi et al., 2020).
Ayurveda e Covid-19: cosa è emerso fino ad ora.
Innanzitutto partiamo dal presupposto che attualmente non esiste ancora una profilassi specifica per il trattamento di Covid-19, ma ci si augura ovviamente che possa essere trovata il prima possibile.
Attualmente in ambito sanitario si fa riferimento a protocolli che vengono costantemente aggiornati con l’evolversi della ricerca e della situazione pandemica. In Ayurveda si è cercato di delineare un “Profilo in Ayurveda” del Covid-19 (Puthiyedath R et al., 2020).
La definizione di Covid-19 in Ayurveda è quindi così descritta:
“Vata – Kapha sannipātajvara di origine āgantu con pittānubandha”
Che letteralmente significa:
“Febbre occasionale dovuta all’eccesso Vata Kapha con abbassamento di Pitta“
Per arrivare a questa definizione sono stati analizzati i vari casi della patologia divisi in asintomatici, presintomatici, sintomatici lievi, sintomatici moderati e sintomatici gravi. Questi casi sono stati osservati sotto la prospettiva di nidāna (cause della malattia) , doṣha (equilibrio e stato dei Dosha), dūṣya (stati dei tessuti e dei prodotti di rifiuto), nidānapañcaka (diagnosi Ayurvedica del polso) e ṣaṭkriyākāla (analisi tradizionale dello stadio della malattia).
Veniamo quindi ai risultati delle ricerche fatte fino ad adesso.
In India ha avuto grande rilevanza l’intervento dell’AYUSH per la proposta di protocolli in cui l’Ayurveda fungesse da elemento complementare, differenti a seconda della gravità dei casi. Queste linee guida sono riportate all’interno del relativo articolo sul sito della World Health Organization (QUI).
Posto che queste linee guida prevedono l’utilizzo di molti preparati ayurvedici, vi riporteremo quelli più noti e maggiormente reperibili in Italia.
Preparati e Piante Utili
Le preparazioni e le piante che troverete elencate qui sono sempre pensate in abbinamento con l’utilizzo delle normative consigliate per il contenimento della pandemia (dispositivi di protezione, distanziamento, lavaggio ed igienizzazione delle mani).
Altro aspetto importante sono i dosaggi: è sempre bene assumere le preparazioni ayurvediche, così come tutti gli integratori e farmaci in generale, sotto la supervisione del medico. Per quanto la preparazione suggerita possa restare la medesima ci sono fattori che vanno tenuti in considerazione e la cui valutazione è legata alla competenza del medico.
Come misure generali si consiglia innanzitutto di avere cura del proprio benessere in generale attraverso uno stile di vita corretto che comprenda una dieta salutare, un sonno efficiente, dell’attività fisica, e l’evitare i fattori di rischio più comuni (eccessiva esposizione agli agenti inquinanti o al freddo). A questi si possono aggiungere: Chyavanprash e Brahmi Rasayana. In entrambi i casi si tratta di preparati in pasta (tipo “marmellata”) che si possono consumare duranti i pasti o insieme a infusi e tisane.
Preparazioni tradizionali
Chyavanprash – Detta anche “Polvere di Chyavan”, si tratta forse del preparato ayurvedico più noto in assoluto. Rientra nei preparati definiti come “Rasayana” ovvero Ringiovanenti e Antiossidanti e contiene, come da tradizione, moltissime differenti piante. Tuttavia, quella di maggiore rilievo rimane certamente l’Amla. Non a caso il frutto dell’Amla contiene un altissimo contenuto in Vitamina C.
Brahmi Rasayana – Il nome di questa formulazione deriva da due termini che indicano rispettivamente una pianta specifica, la Bacopa, e la sua azione “Rasayana” che, come abbiamo detto poco fa, funge da ringiovanente e antiossidante. Rispetto al Chyavanprash la sua azione principale è quella di tonico mentale
Triphala – Si tratta della miscela di tre piante: Amla, Terminalia chebula e Terminalia bellerica. La proprietà principale della triphala è quella di depurazione intestinale volta all’eliminazione delle tossine (Ama). Il suo alto contenuto in vitamina C, dovuto alla presenza dell’Amla, la rende inoltre un buon antiossidante.
Trikatu – Anche in questo caso abbiamo una miscela di tre spezie ben note: Pepe lungo, Pepe nero e Zenzero. Si tratta di un preparato che migliora l’assimilazione delle componenti a cui viene abbinato e alza i livelli di Pitta, Dosha che in questo caso può risultare indebolito.
Piante consigliate e Facilmente Reperibili
ZENZERO (Zingiber officinale): si tratta di una piante estremamente nota e versatile, con svariate azioni tra cui quella antinfiammatoria, colagoga, antiemetica, antipiretica e aperitiva.
CURCUMA (Curcuma longa): la curcumina, il principio attivo della Curcuma Longa, ha dimostrato di possedere significanti proprietà anti-ossidanti e anti-infiammatorie. Risulta efficace nel ridurre dolore e rigidità delle articolazioni. È utile per alleviare diversi problemi di natura gastrointestinale e può essere usata anche come agente cardioprotettivo, perché aiuta a ridurre il contenuto di colesterolo nel sangue. Inoltre, agisce come calmante durante attacchi di tosse o asma.
BASILICO SANTO (Ocimum sanctum): Il basilico santo è una pianta tipica della regione indiana. Il suo nome sta ad indicare proprio le sue attività come analgesico, spasmolitico, antimicrobico, antipiretico, immunostimolante e gastroprotettivo.
LIQUIRIZIA (Glycyrrhiza glabra): Viene sfruttata come medicinale da migliaia di anni. E’ inclusa nella farmacopea di civiltà molto antiche, fra cui quella egizia, indiana, cinese oltre che greca e romana.
ANDROGRAPHIS (Andrographis paniculata):Le proprietà di questa pianta sono legate a tre azioni in particolare: quella aperitiva, coleretica e colagoga sul fegato, quella regolatrice del sistema immunitario e quella antinfiammatoria per le prime vie del tratto respiratorio (raffreddori, sinusiti non complicate, faringotonsilliti e bronchiti). Oltre a queste, l’Andrographis vanta proprietà antipiretiche, antimalariche ed antiepatotossiche. Risulta difficile assumerla in tisana per via del suo sapore amaro.
CHIRETTA (Swertia chirata): La chiretta ha un’azione antibatterica, antifungina, antivirale, antinfiammatoria, antidiabetica e antiossidante. Si sta poi studiando l’attività diretta contro l’epatite di tipo B. Anche in questo caso si sconsiglia l’assunzione in tisana per via del sapore amaro.
Infine, per dare maggiore completezza alle nostre informazioni vi rimandiamo alle tabelle aggiornate con i trattamenti e i preparati ayurvedici previsti caso per caso (Talwar S. et al, 2020). Noterete che si tratta, come già anticipato precedentemente, di abbinamenti complessi e/o difficilmente reperibili, ma troviamo corretto e interessante diffondere tutte le informazioni di cui siamo a disposizione.
TABELLE TERAPEUTICHE A OTTOBRE 2020
Fonti:
Puthiyedath R et al., 2020 .- Ayurvedic clinical profile of COVID-19 – A preliminary report. R, Kataria S, Payyappallimana U, Mangalath P, Nampoothiri V, Sharma P, Singh MK, Kumar K, Trehan N. J Ayurveda Integr Med. 2020 Jun 12:S0975-9476(20)30039-5. doi: 10.1016/j.jaim.2020.05.011. Epub ahead of print. PMID: 32624376; PMCID:
Rastogi et al. – 2020 – Covid – 19 pandemic: A pragmatic plan for ayurveda intervention. S, Pandey DN, Singh RH. COVID-19 pandemic: J Ayurveda Integr Med. 2020 Apr 23:S0975-9476(20)30019-X. doi: 10.1016/j.jaim.2020.04.002. Epub ahead of print. PMID: 32382220; PMCID: PMC7177084.
Talwar s et al, 2020 – Ayurveda and Allopathic Therapeutic Strategies in Coronavirus Pandemic Treatment 2020 Talwar S, Sood S, Kumar J, Chauhan R, Sharma M, Tuli HS. Curr Pharmacol Rep. 2020 Oct 22:1-10. doi: 10.1007/s40495-020-00245-2. Epub ahead of print. PMID: 33106765; PMCID: PMC7577842.