
MITOLOGIA
La leggenda narra che Ganesh (o Ganesha) sia il figlio del dio Shiva e della dea Parvati. Quest’ultima lo genera per porlo come guardiano del suo bagno affinché nessuno possa entrarvi, nemmeno il consorte, il quale, un giorno, adirato per non poter accedervi, taglia la testa al figlio. Shiva dà ordine ai suoi sottoposti di collocare sul corpo del figlio la testa del primo essere vivente che avrebbero incontrato durante il tragitto verso nord: il primo essere che incontrano è un elefante, quindi, la sua testa viene collocata sul corpo del fanciullo. Questa combinazione suscitò repulsione e disgusto nelle persone che lo incontravano ma la madre Parvati, grazie al suo amore, vide in lui luce e bellezza tanto da far scorgere queste qualità a chiunque lo guardasse. Ecco che Ganesh fu amato e rispettato da tutti.
SIGNIFICATO e SIMBOLOGIA
Analizzando il nome “Ganesh” si può risalire alle radici delle parole sanscrite “gana” che ha due sfumature, ossia “moltitudine” o “uniti”, mentre “isha” significa “signore”: ecco che si potrebbe definire Ganesh come “signore di tutti gli esseri”. Egli è chiamato anche “Ganapathi”, ossia “signore della conoscenza, dell’acume e della saggezza”. “Il dio Ganesh, a causa della forma del suo corpo, viene chiamato anche “Omkara“, che significa “che possiede la forma della OM”. In effetti, osservando bene le riproduzioni artistiche che ritraggono il dio elefante, si nota che la linea del corpo riproduce esattamente il profilo del monosillabo sacro ’OM’ (o AUM). Grazie a questa particolarità, Ganesh è indicato come la manifestazione dell’intero Cosmo, come la Divinità che è alla radice di tutta la realtà manifesta”*. “Ekadanta” è un altro appellativo di Ganesh, ossia “colui che possiede una sola zanna”: considerato l’autore del grande poema epico Mahabharata, si narra che egli fosse intento a scrivere quando la penna si spezzò. Non volendo interrompere la scrittura, non esitò a rompere una sua zanna e ad utilizzarla per scrivere. Questo episodio rappresenta lo spirito di sacrificio nel diffondere ed apprendere la conoscenza. Un ulteriore nome attribuito a Ganesh è “Vinayaka”: colui al di sopra del quale non esistono maestri. Egli è, inoltre, “Vighneshvara” ossia “distruttore degli ostacoli”: così come l’elefante si fa strada nella giungla spazzando via gli ostacoli dal suo percorso, Ganesh è colui che rimuove gli ostacoli dal cammino, anche spirituale. Prima di intraprendere un viaggio o un nuovo progetto, nella cultura induista, si fa appello a Ganesh, le cui virtù principali sono la saggezza e l’intelligenza. Egli è di buon auspicio, porta abbondanza, fortuna, prosperità.
* Citazione da: https://www.consciousjourneys.com/it/approfondimenti/cultura/ganesh-il-dio-elefante-distruttore-degli-ostacoli/
ICONOGRAFIA
L’iconografia di Ganesha è molto varia, esistono diversi tipi di raffigurazione e ognuna di esse è ricca di significato simbolico.
Di seguito una breve descrizione e analisi di ciascun elemento iconografico presente in statue e immagini di Ganesh:
– Corporatura: la sua stazza imponente rappresenta il Cosmo
– Testa: la sua testa è molto grande e sta a simboleggiare la saggezza e la capacità di discernere
– Orecchie: sono ampie e alludono al fatto che per ottenere la conoscenza si dovrebbe parlare meno e ascoltare di più (infatti la bocca non si vede ed è molto piccola)
– Tridente: sulla fronte, nella zona del Terzo Occhio, è un riferimento alle tre forme del tempo legate a Shiva
– Zanna: la singola zanna rappresenta il superamento del dualismo
– Pancia: il grande addome allude alla forte capacità di “digerire” tutte le situazioni con sereno distacco
– Braccia: ne ha quattro di cui una sorregge un’ascia, simbolo di recisione di tutti i desideri e attaccamenti che portano soltanto sofferenza; nell’altra sorregge un fior di loto, che significa la purezza del buon agire; la terza mano è in atto di benedizione e di allontanamento delle paure; l’ultima sorregge un piatto di dolci, simbolo di abbondanza
– Gambe: una tocca la dimensione terrena, l’altra, sollevata, quella spirituale
– Supporto: il piede poggia su un supporto e sta a significare che il mondo è ai suoi piedi
– Cibo e denaro ai piedi di Ganesh: abbondanza di ricchezza materiale a cui non si dovrebbe essere troppo attaccati altrimenti potrebbero diventare ostacoli per la crescita spirituale
– Topo (Mushika o Akhu): esistono diverse interpretazioni circa questa figura. Vediamone alcune. Il topo, piccolo roditore, è un animale in grado di distruggere grandi strutture rosicchiandole e di divorare grandi quantità di cibo, così gli esseri umani possono logorarsi a causa di lussuria e avidità. Altra visione potrebbe essere quella del topo che coincide con l’ego: Ganesh cavalca il topo, suo veicolo, di conseguenza cavalca l’ego, riuscendo a padroneggiare la mente e le sue inclinazioni.
Nonostante l’elefante sia imponente e il topo minuscolo, entrambi questi animali hanno la capacità di superare ogni ostacolo. Il topo, di piccola dimensione vive in tane e cunicoli e potrebbe rappresentare l’Atman, lo spirito individuale, il Sé, che si coniuga con l’immensamente grande, ovvero l’elefante.
Ganesh, infine, esprime l’equilibrio tra l’energia maschile (Shiva) e quella femminile (Shakti), infatti incarna al contempo forza e grazia.
MANTRA e CHAKRA
Il chakra collegato a Ganesh è Muladhara chakra, ossia il chakra della radice, situato alla base della spina dorsale.
Per quanto riguarda i mantra, premettendo che esistono diversi mantra associati a Ganesh, quello che viene spesso recitato all’inizio di pooja, celebrazioni e rituali induisti è il seguente:
OM GAM GANAPATAYE NAMAH ॐ गं गणपतये नमः
Questo mantra è utilizzato per invocare Ganesh affinché possa rimuovere gli ostacoli non solo materiali, ma anche quelli che possono essere di impedimento al flusso del cammino spirituale, come le paure e le negatività.
Risulta molto utile recitarlo al mattino per iniziare una nuova giornata e tutte le volte in cui intraprendiamo un viaggio o cominciamo un nuovo progetto per assicurarci successo e prosperità.
FESTIVITÀ LEGATE A GANESH
In India Ganesh viene celebrato con la festa denominata Ganesha Chaturthi nel quarto giorno di luna crescente nel mese di Bhadrapada (tra Agosto e Settembre). Per l’occasione si crea un’atmosfera gioiosa: si preparano dolci (modaka in particolare), si esegue la puja in suo onore, si spezzano cocchi (simbolo dell’ego che si annulla), si organizzano danze e canti per omaggiare la divinità e si creano grandi statue di argilla coloratissime che la rappresentano, collocate nei vari quartieri di città e paesi, o, in versione più ridotta, all’interno delle abitazioni. Le statue di Ganesha vengono addirittura nutrite con offerte di cibo e sono contenute in baldacchini decorati e addobbati con fiori e festoni. La statua si carica di una grande energia divenendo Murti, manifestazione divina. Il festival a lui dedicato vede il suo apice nel giorno di Ananta Chaturdashi, ossia quando si saluta la statua di Ganesh immergendola nelle acque di mari, laghi, fiumi o vasche di templi. Questo rito è purificatorio, in quanto Ganesh si porta dietro tutte le sofferenze umane e si riafferma la ciclicità in cui ogni inizio nasce da una distruzione.
Nota: testo tratto dalla tesi di Andrea Vegher, corso formazione insegnanti Akhanda Yoga 2023. È possibile la diffusione del testo citandone la fonte.