Ayurera

 

Prima della globalizzazione, ogni popolo si caratterizzava non solo per il suo cibo, la sua arte, le sue abitudini ma anche per i propri abiti tradizionali.

In alcuni Paesi del mondo folklore, usanze e moda sono rimasti radicati, seppur affiancati o mescolati con la modernità. Uno di questi Paesi è…l’India!

Addentriamoci subito nella bellissima moda tipica indiana per conoscere i principali abiti tradizionali, ricordando che il sub-continente indiano è davvero vasto e, come tale, esistono varianti locali e regionali.

Iniziamo dall’abbigliamento femminile con il celebre SARI (dal sanscrito “striscia di panno”) ha origini antiche (se ne parla addirittura nei testi sacri Veda di 5000 anni fa),  si tratta di una lunga fascia di tessuto (addirittura può arrivare ad essere lunga fino a 9 metri!) che viene fatta girare intorno al corpo fino a creare un vestito vero e proprio. Esistono circa 80 modi per indossare un sari! Il metodo più popolare è detto “nivi” e ha le sue radici nello Stato centro-orientale dell’Andhra Pradesh. Attraverso questo stile la stoffa viene avvolta intorno alla vita con una estremità intorno alla spalla. Sotto al sari si porta una sottoveste detta “parkar” e un top dal nome “choli”. Nello stile “kachcha”, dopo aver drappeggiato il tessuto intorno alla vita, l’indossatrice passa un’estremità o la piega centrale tra le gambe e lo nasconde dietro per facilitare il movimento più libero della parte inferiore del corpo e delle gambe. La meraviglia di questi tessuti sono, oltre alla qualità, le decorazioni e i colori. Come materiali sono utilizzati in prevalenza seta, cotone o broccato per le feste e come coloranti naturali l’indaco, la curcuma, la rubia e la lacca, anche se al giorno d’oggi molti modelli sono creati con coloranti sintetici e con modalità più facili e veloci da indossare, talvolta composti da più pezzi per una maggiore praticità. Il colore rosso è il tipico sari indossato dalle spose induiste durante la cerimonia religiosa, altri colori e modelli si differenziano in base alla regione, alla classe sociale e allo stile personale.

CHOLI

Si tratta di una camicia a maniche corte della tipologia del corsetto indossato in abbinamento con il sari. Tradizionalmente il tessuto è identico a quello del sari, in cotone, seta, chiffon o raso. Può essere semplice o ricamato, di diversi colori e con brillantini e paillettes. Al giorno d’oggi si portano anche con scollature e spalline come i top.

LEHENGA

Il choli, sopracitato, viene utilizzato anche in combinazione con una gonna lunga fino alla caviglia e un drappo intorno all’abito (chiamato dupatta): questo connubio dà vita all’abito chiamato lehenga. È uno dei vestiti femminili più eleganti di tutta l’India. Si tramanda che fosse dapprima utilizzato dai reali, per poi essersi diffuso anche tra il popolo. Rimane comunque un abito che si indossa in occasione di feste, matrimoni, compleanni, lauree ecc… I tessuti utilizzati sono la seta, il broccato, il velluto e/o il pizzo. A volte si trovano anche giacche e cinture per completare l’abito a cui abbinare gioielli e altri accessori.

DECORAZIONI

Le donne in India si possono sbizzarrire per quanto riguarda gioielli e accessori, molto spesso artigianali o di bigiotteria.  Tra gli accessori più utilizzati ne menzioniamo tre:

  • Jhumka: oltre ai numerosissimi tipi di orecchini di design orientale e molto raffinati, esistono i cosddetti “jhumka”, orecchini indossati dalle spose (oggigiorno non solo) a forma di campana. Secondo la tradizione servono a tenere lontani gli spiriti maligni dal proprio corpo, in particolare dalle orecchie, dalle quali potrebbero entrare. “Gli orecchini sono piuttosto pesanti e per questo a volte sostenuti da una catena, la Sahaara, che viene fissata alla parte posteriore dell’orecchio o direttamente sui capelli. Sono preziosi, elaborati e stupendi e quelli dello Stato del Tamil Nadu sono molto conosciuti per la loro forma di loto decorata con diamanti e rubini. Agli orecchini la medicina dell’agopuntura riconosce un valore terapeutico perché pungere l’orecchio, che è da essa considerato il microcosmo di tutto il corpo, porta benefici agli occhi, alla mente e scaccia il cattivo umore. Questo punto è oltretutto collegato direttamente al rene e quindi ne migliora la funzione.” (fonte: wordpress).
         
  • Bindi (“goccia”): è una decorazione tipicamente femminile, in particolare nell’India settentrionale, secondo la tradizione induista, lo indossano le donne sposate, mentre in altre zone tutte le donne possono portarlo come abbellimento. Il bindi, nella sua forma più semplice, si presenta come un piccolo disco rosso vellutato con adesivo o, nella versione più festosa, sotto forma di scintillanti “gocce” colorate, strass e gemme lucenti. Secondo la consuetudine viene posto tra le sopracciglia (non al centro della fronte) in quanto è anche segno di protezione del terzo occhio, Ajna Chakra, cioè dell’occhio interiore rivolto all’introspezione, apportando chiarezza mentale. Al giorno d’oggi il bindi ha un po’ perso il suo valore simbolico originario tanto che sia le donne nubili che quelle sposate di tutta l’India lo utilizzano come ornamento di bellezza.

  • Kangan (Bangles): sono i bracciali indiani rigidi solitamente in vetro colorato o/e d’oro e le donne ne indossano un minimo di due per braccio fino a ricoprire quasi tutto l’avambraccio soprattutto durante le cerimonie. Ogni colore è portatore di un significato, ad esempio, il rosso rappresenta l’energia. Secondo la tradizione induista è di cattivo auspicio avere le braccia nude e le donne sposate li indossano sempre. Durante il matrimonio la sposa riceve dalla madre i bangles di manifattura raffinata e, soltanto dopo averli ricevuti, può eseguire il rituale dei 7 giri intorno al fuoco insieme al marito. Anche gli uomini indossano un bracciale, in particolare i sikh, formato da ferro, oro o metallo bianco il cui nome è Kada o Kara.

KURTA

Si tratta di un capo d’abbigliamento utilizzato in India, Pakistan e stati affini ed è una camicia lunga senza colletto, abbastanza larga e ariosa, che arriva fino alle ginocchia indossata sia dagli uomini che dalle donne. Tradizionalmente si veste portando pantaloni chiamati “churidar”. Si trovano kurta semplici, coloratissimi, di cotone, di lino e fibre vegetali fino a tessuti sintetici ma esistono kurta anche che possono essere ritenuti capolavori della sartoria con ricami e broccato prezioso. In Occidente dagli anni ’70 si è diffuso questo abito tra gli hippy.  Può essere usato anche per chi pratica Yoga.

DHOTI

Gli uomini tradizionalmente, oltre all’abito kurta, indossano il dhoti, un pezzo di stoffa rettangolare che si lega intorno alla vita, si fa passare tra le gambe e scende ai piedi simile al pareo.

CALZARI

I paduka sono antichi calzari che tradizionalmente sono indossati fin dal passato dai guru, infatti sono conosciuti come “sandali dei guru”, indossati anche dai religiosi durante le cerimonie. Molto spesso sono in legno, con un pomello tra alluce e secondo dito e di semplice design.

Molto celebri e ampiamente utilizzate sono le khussa, calzature sia maschili che femminili con il tipico ricciolo a punta. Tradizionalmente in cuoio (attualmente anche in fibre vegetali o ecopelle) sono decorate e ricamate, non esiste per le khussa la scarpa destra e quella sinistra. Oggigiorno esistono modelli semplificati senza ricciolo in punta.

Come appena visto, esistono diversi tipi di abbigliamento e numerosissime varianti in base alla cultura, alla zona geografica e alla religione all’interno del sub-continente indiano. Ancora oggi per ottenere colori sgargianti e accesi si utilizzano spezie, radici ed erbe tintorie. Anche grazie agli abiti l’India trionfa per i suoi colori meravigliosi!

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